di Francesco Petriglia
Ogni percorso riabilitativo ha bisogno di un momento iniziale in cui si valutano le competenze del soggetto in diverse aree comunicativo – linguistiche. Ciò vuol dire che ci sono molti aspetti del linguaggio che possono e devono essere valutati quando si inizia un percorso riabilitativo di vario tipo (logopedico, neuropsicomotorio, psicologico). Prendiamo come esempio la richiesta di due genitori che chiedono una consulenza per una difficoltà di linguaggio per il loro bambino di 5 anni, che chiameremo Marco. Magari sono segnalate delle difficoltà con qualche suono e difficoltà a comporre le frasi. Le informazioni che provengono dai genitori sono estremamente importanti per ottenere informazioni in maniera indiretta sulle competenze del bambino così come i questionari ai genitori.
A cosa servono quindi i test?
I test sono una fotografia delle competenze del bambino e danno un risultato che va confrontato con la media dei risultati dei bambini con la stessa età. Esempio: per valutare le competenze di vocabolario in produzione si possono proporre al bambino diverse immagini chiedendo il nome di quello che vede. Poniamo che Marco risponda correttamente a 27 immagini su 50 presentate. Come si legge questo risultato? Ogni test ha i suoi dati di riferimento e quindi il professionista (in questo caso il logopedista) si rifà a questi. La prestazione del nostro bambino si paragona quindi a quella di un bambino della stessa età: il risultato, attraverso calcoli, ci dice che Marco è andato significativamente peggio della media dei suoi coetanei facendoci concludere che conosce poche parole rispetto a quello che ci aspetteremmo per un bambino di 5 anni. Ecco una delle prime aree dove intervenire: l’ampliamento del vocabolario in produzione.
Questo esempio ci fa capire come i dati possono aiutare il logopedista, e di conseguenza il bambino, a lavorare nella giusta direzione e sulle giuste competenze. Questi test sono importanti non solo nella fase iniziale del trattamento, ma anche in quella intermedia e finale per monitorare i cambiamenti del bambino nel tempo.
Infine, quali aree si valutano in genere? E quali sono le domande che il logopedista si pone quando somministra un test? Prima di tutto il linguaggio si divide in due versanti: il versante della produzione e quello della comprensione. I genitori sono spesso focalizzati sulla produzione ma spesso ci si trova in situazioni dove anche la comprensione del linguaggio non è adeguata all’età. Notare bene: non comprendere il linguaggio non vuol dire essere poco intelligenti. Vuol dire che quel canale è un punto di debolezza che può e deve essere rafforzato.
Spesso si andranno a valutare anche aree come l’attenzione, la memoria verbale, le funzioni esecutive. Ancora, se la richiesta dovesse riguardare un bambino che frequenta la quarta elementare il logopedista potrà porsi domande differenti: come legge questo bambino? È corretto? È veloce rispetto alla sua età o è molto più lento? Comprende il testo che legge? Come scrive? Quanti e quali errori commette? L’area logico – matematica è adeguata?
È bene ricordare che questo tipo di test esiste anche per l’età adulta e che nel caso di persone con afasia o difficoltà di linguaggio dovute a patologie neurodegenerative questo discorso si applica allo stesso identico modo.
Le aree sono numerosissime e spesso una difficoltà può rivelarcene una più profonda. Per questo motivo la valutazione è così importante, aiuta a delineare un profilo e a stilare un bilancio logopedico che può sostenere il logopedista nel suo progetto e a dare informazioni ai genitori e alle altre figure che ruotano attorno al bambino affinché questo possa essere sostenuto nelle sue difficoltà e possa sentirsi capace in tutti gli ambienti in cui vive.